Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs” Bova RC Via Sant'Antonio, 89033 tel.: 0965 762013
MUSEO DELLA LINGUA GRECO-CALABRA"GERHARD ROHLFS"
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La Sala Lettura della Biblioteca “Franco Mosino” si trova al piano terreno dell’edificio che ospita il Museo della Lingua Greco-Calabra Gerhard Rohlfs, adiacente la biblioteca che conserva i volumi donati alla associazione Apodiafazzi dal filologo e grecista Franco Mosino (1932-2015), candidato al Premio Nobel per la letteratura nel 2013.
La sala lettura è uno spazio polifunzionale, deputata alla consultazione dei libri ma anche ad incontri culturali, convegni e laboratori didattici.
Questo ambiente è stata allestito e decorato nel 2018 dall’artista Roberto Lucifero, il quale, ispirandosi, ai concetti di identità e memoria, ha realizzato l’installazione d’arte contemporanea, chiamata “I Cantori di Urano”.
Come lo stesso artista scrive “La terra è innegabilmente la protagonista della vita rurale, ci detta i suoi ritmi, ci impone regole ferree se vogliamo trarne il massimo beneficio. E’ un dominio totale dal quale non si può prescindere se si vuole sopravvivere. Nelle società complesse questa relazione con la natura è fortemente attenuata e la necessità di adeguarsi ai suoi ritmi è superata dall’industrializzazione agricola.

Qui a Bova il dominio della natura sull’uomo è fisicamente presente sia per le caratteristiche geologiche del luogo che per la vocazione agricola del territorio ulteriormente accentuata dalla presenza dell’Etna, immenso all’orizzonte. Gli antichi dei, proprio quelli che regolano gli umori della natura sono qui e fluttuano nella sala guardando chi la frequenta. Sono gli antenati mitici che l’origine greca sa ancora raccontare stabilendo un dialogo fecondo con questa terra capace di riportare nel presente quanto altrove è ormai perduto .

I “Cantori di Urano” sono stati realizzati con i materiali più consueti della vita rurale: canne, rete metallica, utensili del quotidiano trovati nelle vecchie case di Bova e ormai percepiti come cimeli del passato, sistemati in forma di volti.
E’ proprio il riconoscimento del volto, meccanismo tra i più archetipici del cervello umano, che mi ha ispirato in questa installazione, in cui oggetti del quotidiano domestico attribuibili alle famiglie di Bova e d’ispirazione greca, prendono le fattezze degli antenati mitici non più simbolo di una natura minacciosa ma benevoli cantori capaci di pronunciare antichi ed eloquenti endecasillabi silenziosi”.